La vita è un viaggio
Ho incontrato per la prima volta Sara perché dovevo farle un ritratto. Nel corso della sessione di scatto le ho parlato del mio ultimo progetto, “SOLITUDE”, sull’autolesionismo adolescenziale. Durante il racconto l’ho percepita commossa, turbata, quasi in lacrime. Cos’era successo, perché questa reazione, non capivo. Subito lei mi guarda e dice: “Sai Giambattista, se ti raccontassi la mia vita ne uscirebbe un libro”.
Ecco, da quel giorno, l’idea di come potere raccontare questa storia restava fissa nella mia mente.
Ci siamo rivisti parecchi mesi dopo in un caffè, era elegante, con un grande ed avvolgente cappotto bianco, una diva. Ha cominciato a raccontare, un racconto lungo e toccante, che parola dopo parola si scolpiva nella mia memoria.
Sara era molto emozionata e mi è venuto istintivo prenderle la mano, per tranquillizzarla, per confortarla, per farle capire che, anche solo per lo spazio di un caffè, poteva sentirsi al sicuro. Era un fiume in piena, un fluire incontenibile di parole, dalla sua vita alle persone che ne avevano fatto parte.
Mentre la ascoltavo, mi sentivo partecipe del suo racconto, della sua frustrazione, della sua angoscia, dei suoi lutti e dei suoi tormenti. Non era la prima volta che ascoltavo una storia drammatica, ma questa volta, avendo davanti una donna matura con un vissuto importante e profondo, mi sentivo più che mai orgoglioso, della sua fiducia e del suo sentirsi libera di esprimere sé stessa. Quando ci siamo lasciati e per parecchio tempo i miei pensieri andavano a lei, al cercare di capirla, al decifrare il suo farsi del male per sentirsi bene, alla sua ricerca di quell’amore che la facesse sentire finalmente libera.
La sua storia l’ho voluta raccontare così, mescolando i ricordi di un tempo, evocati da vecchie fotografie, con degli scatti espressivi della sua persona e della sua vita.
Gli scatti che vedete sono il frutto della mia interpretazione di quella parte di anima che Sara mi ha permesso di scorgere.